
Il Dry January: quando la sobrietà diventa virale

31 giorni nei panni di un astemio.
31 giorni che promettono di disintossicare il nostro corpo e la nostra mente, dopo i bagordi delle festività.
Nel 2011 una ragazza inglese, Emily Robinson, decise che nel mese di gennaio avrebbe evitato di assumere alcolici per prepararsi alla mezza maratona che avrebbe corso nel mese successivo. Soddisfatta dei risultati ottenuti, l’anno seguente si unì alla Alcool Change UK, un’organizzazione benefica del Regno Unito non contro l’uso, ma contro l’abuso di alcol.
La prima edizione ufficiale del Dry January si volse nel 2013. Si iscrissero circa 4000 partecipanti. Oggi questa iniziativa ha proseliti in tutto il mondo tra coloro che vengono considerati “bevitori moderati”. E’ diventata una moda virale sui social media, se ne parla su tutte le testate e nelle città aumentano i manifesti pubblicitari a tema. L’idea è che in questo mese non si stia rinunciando a qualcosa, ma si stia guadagnando in salute: perdita di peso, miglioramento della qualità del sonno e della funzionalità epatica. E sicuramente il beneficio più immediatamente evidente lo si trova nel portafoglio! Esiste anche un’app ufficiale gratuita Try Dry, che permette di visualizzare i benefici ottenuti e che consente anche di impostare obiettivi personalizzati.

Anche se si sceglie di aderire a questa temporary sobriety, è comunque possibile mantenere le proprie abitudini senza nemmeno dover rinunciare al rito dell’aperitivo post lavoro: basterà sostituire il calice di vino con un’alternativa alcol free. E’ ormai noto come il trend delle bevande analcoliche e a basso contenuto alcolico sia in rapida crescita, in tutto il mondo e non solo il primo mese dell’anno. Tra le nuove generazioni sempre più attente ad un consumo moderato si sta diffondendo rapidamente il nuovo fenomeno dello zebra striping, ovvero la tendenza ad alternare durante la stessa serata bevande alcoliche a drink analcolici. La serata continua, ma si evitano gli effetti indesiderati (dall’hangover ai messaggi imbarazzanti all’ex).
Il successo del Dry January è probabilmente anche da addurre all’appeal dato dalla sfida, una challenge tra amici “e chi perde paga da bere”! Perché spesso è proprio con un binge drinking che si festeggia la fine di questo esperimento sociale, annullando così non solo i benefici ottenuti, ma anche il fine ultimo di questo progetto.
Gli effetti positivi di un’interruzione momentanea sono ovviamente parziali, ma l’iniziativa ha sicuramente il merito di sensibilizzare il grande pubblico sul tema dell’alcol, promuovendo la cultura del bere consapevole e influenzando le abitudini di consumo.

Lunga la lista delle sober celebrities che sono divenute testimonial di uno stile di vita alcol free: Lana Del Rey, Tom Holland, Anna Hathaway, Lewis Hamilton. Anche Emmanuel Macron è intervenuto nella discussione, schierandosi però contro il “défi de janvier”, la sfida di gennaio. Il presidente ne fa una questione di orgoglio nazionale e si oppone al trend britannico: i francesi sanno come bere, non hanno bisogno di un mese di astinenza e conclude con un epitaffio senza possibilità di replica: “un pasto senza vino è triste”.
Scegliete dunque se aderire a quel che resta di questo gennaio, se intraprendere una vostra personale percorso di “aspirante sobrio” nel mese di febbraio – che ha l’indiscutibile pregio di avere solo 28 giorni – , se essere i pionieri di un livello pro per un morigerato agosto, o se aspettare la replica del Sober October. L’importante è che ognuno di noi, dal sommelier professionista fino al bevitore occasionale del weekend, sappia avvicinarsi all’alcol con consapevolezza e moderazione ogni giorno dell’anno.
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