
Erbaluce, il vino nato dall’amore fra Alba e Sole
Spesso si sente dire che il vino è il frutto dell’amore fra la terra e il sole, ma ce n’è uno in
particolare che è nato addirittura dall’amore proibito fra due divinità e ancora oggi il suo
nome simboleggia questa mitologica unione.
“Un tempo le colline lasciate dai ghiacciai erano abitate dalle ninfe dei laghi, dei boschi e
delle sorgenti, che erano venerate insieme a Notte, Sole, Luna, Venti e Stelle”. Inizia con
queste parole l’antica leggenda che racconta la suggestiva e romantica origine
dell’Erbaluce, vitigno a bacca bianca autoctono del nord Piemonte.

La leggenda
Si narra che le colline moreniche, che tuttora fanno da cornice al lago di Viverone, fossero la dimora di bellissime ninfe. Un giorno una di queste, la splendente Alba, alle prime luci del mattino, mentre si pecchiava nelle limpide acque di un ruscello, incrociò lo sguardo del dio Sole, che stava sorgendo. Fra i due scoccò immediatamente un amore tanto profondo quanto impossibile, perché, purtroppo, avevano a disposizione solo pochi istanti al giorno per potersi vedere, senza mai riuscire a sfiorarsi.
La tristezza di Sole, che non poteva abbracciare la sua amata, commosse gli altri astri celesti a tal punto che la Luna decise di aiutare i due sfortunati innamorati. Così, la dea Luna, sul finire di una notte, scelse di rimanere nel cielo oscurandolo, invece di lasciare il posto al Sole: in questo modo gli permise di raggiungere la Terra di nascosto per congiungersi ad Alba. La leggenda racconta che i due amanti si incontrarono proprio nel punto più alto (bric) dei colli che incorniciano il lago.
Grazie a questa provvidenziale eclissi, nacque Albaluce, dagli occhi color del cielo, dai lunghi capelli d’oro e dalla pelle di rugiada.

La sua leggendaria bellezza richiamava devoti da tutto il regno, che la omaggiavano portandole doni nei giorni di festa. Dopo alcuni anni, si decise addirittura di scavare un canale, per far defluire le acque del lago e avere a disposizione più terra da coltivare, così da poter offrire maggiori tributi alla dea. Purtroppo, mai un’idea fu più nefasta, perché ciò causò una terribile esondazione, che portò morte fra gli abitanti e rese arida la terra, un tempo coperta di acqua e brulicante di vita.
Di fronte a questa tragedia, Albaluce si disperò, iniziando a versare copiose lacrime scintillanti sui terreni ormai secchi e desolati. Proprio grazie a questa preziosa linfa, gli arbusti avvizziti si trasformarono in rigogliose piante di vite, che da lì a poco cominciarono a regalare splendidi grappoli dorati. In segno di riconoscenza nei confronti della dea che aveva realizzato questo miracolo, il nuovo vitigno fu chiamato Erbaluce.
L’erbaluce
Vitigno a bacca bianca autoctono della parte alta del Piemonte, l’Erbaluce è caratterizzato da una prorompente acidità, che regala a quest’uva un’eccezionale versatilità.
La sua area di diffusione è prevalentemente compresa fra le Colline Novaresi e il Canavese, dove spesso è allevato con il metodo della topia, cioè una pergola a falda piatta, per tradizione di altezza compresa fra i 150 e i 180 cm circa.
Nella fase di maturazione la sua buccia spessa cambia pian piano colore, virando verso tonalità rosa ramate, con diverse punteggiature: proprio tale caratteristica ha fatto sì che in passato l’Erbaluce venisse chiamata in dialetto piemontese uva rustia, cioè uva arrostita.
Grazie alla sua vibrante acidità, questa varietà si presta a essere vinificata in diverse tipologie: infatti, regala spumanti metodo classico molto interessanti, vini fermi secchi estremamente longevi e soprattutto passiti dolci, che risultano particolarmente apprezzati, a causa della loro spalla acida, in grado di bilanciare perfettamente la dolcezza. Viene inoltre impiegata come vino base per ottenere ottimi Vermut bianchi.

Lo spettro olfattivo dell’Erbaluce comprende descrittori erbacei, floreali, come erba appena tagliata, biancospino, fiori d’acacia e fruttati, per esempio mela verde, nespola, pompelmo. Inoltre, presenta note gessose, di pietra focaia e, nei vini con qualche anno sulle spalle, anche sentori balsamici ed eterei.
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